Pensione a 62 anni per tutti dopo Quota 100: ecco come sarebbe possibile

Previdenza - 16 Lug 2020

Pensioni, cosa succederà una volta che Quota 100 non ci sarà più? Ci sarà da pensare ad una nuova forma di flessibilità, anche perché bisognerà evitare lo scalino di cinque anni che si verrà a creare una volta che questa misura cesserà di esistere. D’altronde, una volta che non ci sarà più Quota 100 – che permette, a determinate condizioni, di accedere alla pensione all’età di 62 anni – per il collocamento in quiescenza bisognerà attendere la soglia dei 67 anni (eccetto per coloro che soddisfano i requisiti per la pensione anticipata che possono smettere di lavorare tenendo conto degli anni di contributi e non dell’età anagrafica).

Uno scalino di cinque anni che andrebbe a penalizzare coloro che per qualche mese matureranno i requisiti per Quota 100 solamente nel 2022, quando la misura – non ci sono più dubbi a riguardo – introdotta dal primo Governo Conte cesserà di esistere. A tal proposito, si farà in modo di limitare gli effetti di questo passaggio, prevedendo una nuova misura di flessibilità. I sindacati, durante i confronti sulla riforma delle pensioni che si sono tenuti prima dello scoppio della pandemia, hanno chiesto da una parte di estendere a tutti la possibilità di ricorrere a Quota 41 (oggi riservata ad alcune categorie di precoci) e dall’altra di abbassare l’età pensionabile a 62 anni.

Un “taglio” di cinque anni dell’età pensionabile, però, non sembra essere fattibile senza che nel contempo vengano introdotti determinati paletti. I costi di una tale risorsa, infatti, sarebbero insostenibili per le casse dello Stato, specialmente alla luce delle ultime indicazioni che arrivano dall’UE riguardo alla necessità di non aumentare ancora la spesa pensionistica.

Pensione a 62 anni è possibile? Sì, ma a delle condizioni
Da tempo si parla della possibilità di abbassare l’età pensionabile a 62 anni, come oggi avviene per Quota 100 (ma solo se nel contempo si hanno almeno 38 anni di contribuzione). I sindacati l’hanno proposto al Ministero del Lavoro, il quale non ha dato alcuna risposta.

Realisticamente parlando, però, sembrerebbe impossibile abbassare di cinque anni l’età per andare in pensione visto il costo che una tale riforma avrebbe. Si tratterebbe di un ritorno al passato che l’Italia non si può permettere senza prevedere delle importanti penalizzazioni sull’assegno per coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione.

Qualora una riforma dovesse prevedere la possibilità di andare in pensione a 62 anni, infatti, dovrebbe introdurre nel contempo una serie di penalizzazioni in modo che sarebbe il lavoratore stesso a farsi carico del costo derivante dall’uscita anticipata dal mercato del lavoro.

Pensione a 62 anni: quali penalizzazioni?
Le penalizzazioni potrebbero essere di due tipi ma in ogni caso avrebbero delle ripercussioni sull’assegno previdenziale. Nel dettaglio, così come previsto oggi da Opzione Donna – per la quale si attende una possibile estensione per il 2021 – per chi accede alla pensione in anticipo ci potrebbe essere un ricalcolo dell’assegno interamente con il sistema contributivo. Questo sistema, infatti, è più penalizzante rispetto a quello misto e di conseguenza all’interessato verrebbe riconosciuto un assegno più basso rispetto a quello previsto in caso di accesso alla pensione secondo le regole ordinarie.

La penalizzazione dipende dalla situazione contributiva dell’interessato: più sono gli anni di contributi che ricadono nel regime contributivo, infatti, e più grave sarà il taglio dell’assegno. Altro sistema di penalizzazione che potrebbe essere introdotto nel caso in cui venga data la possibilità di accedere alla pensione a 62 anni è quello che prevede un taglio dell’assegno per ogni anno di anticipo. Una penalizzazione che potrebbe avere un valore percentuale di circa il 2 o 3 per cento per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 67 anni: accedendo alla pensione a 62 anni, quindi, ci sarebbe un taglio dell’assegno tra il 10% e il 15%.

L’unica condizione affinché ci possa essere la possibilità di andare in pensione a 62 anni, quindi, è quella per cui l’interessato si faccia carico dei costi che ne derivano; altrimenti la riforma sarebbe insostenibile per il nostro Paese, il quale – specialmente alla luce della nuova crisi economica – non può permettersi ulteriori incrementi della spesa previdenziale.

Fonte: Money.it