Con la crisi crescono in Italia le agromafie

Mondo UCI, primo piano - 3 Feb 2015

uci_03-02-15bL’economia italiana è in recessione. Il business dell’agromafia cresce. È il punto, drammatico, che emerge dal terzo rapporto sui crimini agroalimentari elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità agroalimentare. Il fenomeno delle “agromafie” è complesso e ben strutturato, i soggetti criminali sono dei veri e propri soggetti economici che operano all’interno di ciascuna fase della filiera, dall’accaparramento dei terreni e della manodopera agricola, al controllo della produzione, dalla gestione del trasporto su gomma allo stoccaggio della merce, dall’intermediazione commerciale alla fissazione dei prezzi. In sostanza un controllo diretto dal “produttore al consumatore”.

Dentro la gdo e la ristorazione – Ingenti anche gli investimenti destinati all’acquisto delle catene commerciali della gdo e della ristorazione, porti franchi di denaro riciclato. Altro porto franco delle agromafie è il web. La Rete è usata come canale ideale per la diffusione dell’italian sounding. Le irregolarità riguardano le scadenze, le informazioni sui prodotti, l’etichettatura. Tra gli alimenti maggiormente contraffatti troviamo i prodotti tipici della tradizione locale e regionale (32%), i prodotti Dop e Igp (16%) e i semilavorati (12%). Non ci sono, invece, zone franche esenti dall’intervento delle agromafie. Il Mezzogiorno resta il ‘terreno’ privilegiato sul quale continuare ad esercitare un forte controllo territoriale, ma l’infiltrazione criminale è ampiamente penetrata anche nel tessuto economico delle aree del Centro e del Nord Italia.

Il quadro che esce dal Rapporto Agromafie, curato in ampia parte da Giancarlo Caselli, ex capo della Procura di Torino, è “cupo, ma non irrimediabile”, per dirlo con le sue stesse parole. Il punto da cui partire per istillare la cura è senza dubbio la legalità. La magistratura, ha dichiarato Caselli, deve rivedere l’istituto della prescrizione, adeguare la pena al reato, e inoltre deve lavorare su se stessa, affinando la propria cultura sulla sicurezza nel settore agroalimentare. Ma ancora non basta. Le mafie si muovono più facilmente in sistemi dormienti e poco adattivi. Per questo, dopo aver studiato a fondo il fenomeno, “si deve investire in ricerca e innovazione”, come sottolineato dal procuratore antimafia Franco Roberti. Dare alle imprese virtuose il giusto supporto rende più forte tutto l’agroalimentare italiano.

Fonte: Agricoltura24.com