COP 16 a Roma: per l’UCI è questione di sopravvivenza, servono impegni concreti
Mondo Uci - 4 Mar 2025
«La tutela della biodiversità non è più essere rinviata: senza ecosistemi sani, non c’è futuro per l’agricoltura, per l’economia e per la sicurezza alimentare. La COP16 in corso a Roma deve essere l’occasione per passare dalle parole ai fatti, con misure concrete e finanziamenti adeguati» ha dichiarato Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani.
L’impatto della perdita della biodiversità
La perdita di biodiversità ha un impatto diretto sull’economia globale: secondo il World Economic Forum, oltre il 50% del PIL mondiale dipende dai servizi ecosistemici, mentre l’IPBES stima che ogni anno il degrado ambientale causi danni equivalenti al 10% del PIL globale. In Europa, il 36% degli habitat naturali è compromesso e in Italia cinquantotto ecosistemi sono classificati a rischio. Gli ecosistemi non sono solo un patrimonio naturale, ma un pilastro essenziale per la produzione agricola e la sicurezza alimentare. Il declino degli impollinatori, ad esempio, potrebbe costare all’agricoltura mondiale tra i 235 e i 577 miliardi di dollari l’anno, con conseguenze drammatiche soprattutto per le regioni più fragili.
I nodi della COP16
Uno dei principali è il finanziamento delle politiche di tutela ambientale. Il Quadro Globale sulla Biodiversità di Kunming-Montreal prevede investimenti per 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, ma ad oggi le risorse stanziate sono insufficienti. È fondamentale garantire strumenti finanziari accessibili per supportare la transizione ecologica del settore agricolo, in particolare nelle aree del Sud del mondo e nelle regioni economicamente più vulnerabili, come il Mezzogiorno italiano. La sostenibilità non può essere un costo insostenibile per gli agricoltori, ma un obiettivo raggiungibile con incentivi adeguati e politiche mirate.
L’UCI e l’importanza dell’ agricoltura
«L’Unione Coltivatori Italiani» spiega Mario Serpillo «intende ribadire ancora una volta l’importanza di un’agricoltura sostenibile come parte della soluzione alla crisi della biodiversità. Dobbiamo investire in modelli di produzione agricola rigenerativa, nella gestione responsabile del suolo e delle risorse idriche, e in filiere più resilienti ai cambiamenti climatici. Le aziende agricole possono essere protagoniste del cambiamento, ma serve un impegno concreto per sostenerle in questa transizione. L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di biodiversità, ma ancora troppo poco è stato fatto per tutelarla. Il nostro settore agricolo, già esposto alle conseguenze del cambiamento climatico, ha bisogno di strategie efficaci e investimenti adeguati ad affrontare questa sfida. La COP16 deve segnare un punto di svolta, non solo nei negoziati globali, ma anche nelle politiche nazionali».