RINCARI DELL’ENERGIA E DELLE MATERIE PRIME PER LE INDUSTRIE DELL’AGROALIMENTARE: RISCHIO DI PARALISI
Mondo UCI - 1 Mar 2022
Tra rincari dell’energia e delle materie prime l’agroalimentare rischia la paralisi.
L’allarme di Federalimentare e Alleanza coop lanciano l’allarme e si rivolgono al premier Draghi: al fine di porre le imprese al riparo da speculazioni globali, in quanto molte rischiano di vedere la propria produzione bloccata.
Si teme difatti un vero e proprio un vero e proprio “rischio paralisi”, a causa della situazione insostenibile dovuta ai rincari di energia elettrica e gas e ai costi delle materie prime.
Ci si rivolge quindi al Governo al fine che questo adotti misure urgenti per contenere la situazione emergenziale e promuovere iniziative a livello europeo per aversi provvedimenti che tutelino le imprese da speculazioni globali.
La bolletta dell’energia elettrica è passata dal prevedere 40-45 euro megawatt/h a 300 euro Megawatt/h e quello del gas da 0,17 euro al metrocubo a 1,30 euro al metrocubo.
Ad essi si aggiungono poi i rincari delle materie prime, il cui acquisto sta conducendo i costi aziendali ormai ad essere fuori controllo. Problema anche per gli imballaggi: si ha un incremento del 61% del legname, del cartone del +31%, della banda stagnata del +60%, della plastica per agroalimentare +72%, del vetro +40%, ai quali si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000, di container e noli marittimi.
La situazione ove non fronteggiata porterà ad un freno anche dell’export dei prodotti agroalimentari, col rischio di compromettere in breve tempo gli importanti risultati conseguiti negli ultimi dieci anni dalle nostre produzioni sui mercati internazionali.
Molte aziende, stanno difatti valutando il blocco di alcune linee di attività o nei casi maggiormente gravi, la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali per il lavoro.
Cooperative e industrie, indubbiamente, non intendono sospendere la propria produzione ma da sole non possono farcela, tenuto conto che «le attuali dinamiche commerciali con la GDO escludono infatti la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti».
L’industria alimentare è fondamentale per cui le nostre aziende non possono permettersi di chiudere, ma questi aumenti appena descritti che arrivano oggi al +200-300%, potrebbero condurre alla chiusura.
Per le industrie di trasformazione vi è il rischio di una progressiva limitazione delle produzioni agricole: sarà infatti, in dati casi, necessario intervenire nella stessa programmazione delle prossime campagne produttive, limitando quelle coltivazioni che necessitano di una lavorazione industriale. E ciò avrà conseguenze anche sull’impiego di manodopera in campagna.